San Bevignate e i Templari

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Le Riformanze del Comune di Perugia narrano che il 22 aprile dell’anno 1453 il Consiglio dei Priori e dei Camerari delle Arti era stato chiamato a pronunciarsi in merito alla festa di ‘san’ Bevignate e, a questo proposito, nel preambolo della delibera consiliare si sottolineava dapprima la necessità di “onorare con ogni studio, lavoro e diligenza quei santi che salvaguardano la pace e la felicità della città”, per poi affermare con una certa enfasi che, tra questi,

uno straordinario è san Bevignate, la cui chiesa è nei sobborghi di porta Sole, il quale, come si vede dalla sua leggenda, nacque e visse nel contado e terminò la sua vita piamente nella medesima città. E, benché non sia iscritto nel catalogo dei santi, tuttavia, per la santità della vita e la frequenza dei miracoli – operati dalla divina bontà per i suoi meriti, molti e evidentissimi, in vita e in morte – non c’è dubbio ch’egli sia tra i santi nella gloria del Paradiso.

La chiesa di San Bevignate a Perugia. Il complesso architettonico è una delle testimonianze meglio conservate dell’Ordine del Tempio (Complesso templare di San Bevignate – Comune di Perugia, foto: Sandro Bellu)

In buona sostanza, la vicenda del quasi bisecolare culto tributato in sede locale a quello che André Vauchez ha definito “il santo misterioso di Perugia” culminava nel 1453 con una vera e propria “canonizzazione laica”, grazie alla quale si arrivava in qualche modo a supplire “alla imbarazzante mancanza della proclamazione pontificia”, come ha scritto Chiara Frugoni in un suo saggio di qualche anno fa.

Ma quello che più conta ai nostri occhi è che i reggitori della città, nel fissare il grado di solennità con cui il 14 maggio i perugini avrebbero dovuto celebrare la festa del neopromosso ‘santo’, si trovarono a fare il punto non soltanto sulla tradizione agiografica fiorita nel frattempo, ma anche sulla consistenza storica del personaggio Bevignate, dal momento che una serie di provvedimenti ufficiali del Comune mostravano inequivocabilmente una profonda affezione nei suoi confronti già a partire dalla metà del Duecento.

Per non dire poi dell’imponente chiesa intitolata al “quasi santo”, come lo ha definito Attilio Bartoli Langeli, e che, con l’accordo del Comune, era stata edificata nei sobborghi di porta Sole nel luogo in cui il nostro personaggio, a quanto pare, aveva scelto di abitare in solitudine in suo reclusorio.

Uno degli affreschi all’interno di San Bevignate ritrae il vescovo nell’atto di benedire Bevignate. Tra i due personaggi, un cartiglio la cui iscrizione è in parte ancora leggibile: SANCTUS BENVEGNATE IN SUO RECLUSORIO PER OCTO… Riferibile alla concessione solenne del luogo dove poi verrà edificata la chiesa (Complesso templare di San Bevignate – Comune di Perugia)

Premesso dunque che varie e di diversa natura sono le fonti che si riferiscono a questo peculiarissimo culto locale, forse non tutti sanno che Bevignate è uno dei protagonisti della celebre Legenda di fra Raniero Fasani, l’eremita perugino studiato da Ugolino Nicolini in quanto iniziatore, nell’aprile del 1260, della generalis devotio dei Flagellanti o Disciplinati, promotori delle processioni penitenziali che da Perugia si diffusero ben presto in altre città con l’intento di dare impulso, insieme alla pubblica disciplina dei singoli, ad azioni di pacificazione e di concordia in seno alle istituzioni comunali.

E, stando alla Legenda, sarebbe stato proprio Bevignate – nel fondamentale ruolo di mediatore fra cielo e terra – a spingere il Fasani, turbato dall’apparizione della Vergine piangente e dalla consegna di una lettera celeste, a dedicarsi alla penitenza pubblica e a convincerlo a consegnare la lettera miracolosamente ricevuta al vescovo perugino, che al tempo era Bernardo Corio:

E dico a te che, a causa di innumerevoli e turpi peccati dei sodomiti, degli usurai, degli eretici, cioè a motivo dell’incredulità dei patarini, dei gazari e dei poveri di Lione, e di molti altri, Dio voleva distruggere questo mondo. Ma, per le preghiere della Vergine, il Signore Gesù Cristo si è placato e concede ai cristiani il tempo di fare penitenza e vuole che la disciplina, che tu a lungo occultamente hai praticato, pubblicamente si faccia dai popoli. Per cui domani andrai dal vescovo di Perugia ed a lui presenterai la lettera affinché ciò che in essa è contenuto pubblicamente riveli al popolo.

E non è tutto, giacché alla narrazione agiografica si affianca, nella zona absidale della chiesa di San Bevignate, una straordinaria testimonianza iconografica del moto penitenziale perugino del 1260 che, come abbiamo appena visto, la Legenda mette in correlazione giustappunto con Bevignate.

Ecco dunque che, sul lato destro dell’abside, la banda orizzontale posta al di sotto del solenne Giudizio Universale contiene quella che Pietro Scarpellini ha definito una scena tranche de vie, preziosa testimonianza di quello spettacolo a saeculo inaudito che, a partire dall’aprile del 1260, animò le strade di Perugia per iniziativa dei Disciplinati di fra Raniero Fasani.

Sulla parete destra dell’abside sono raffigurate cinque uomini nudi dalla cintola in su, nell’atto di flagellarsi (Complesso templare di San Bevignate – Comune di Perugia)

In altre parole, quella dall’anonimo pittore sarebbe una sorta di ‘fotografia’ – purtroppo lacunosa nella parte centrale, ma di indubbia efficacia descrittivo-narrativa – delle processioni del tempo in cui sono raffigurate cinque figure nude dalla cintola in su che incedono salmodiando mentre si infliggono la disciplina con il flagello a tre corde e si battono il petto con la mano sinistra. E, a proposito di ‘fotografie’, nel capofila del gruppo, che si caratterizza per la barbetta corta e biforcuta, per i capelli arrotondati sul cranio e per la cintola alta alla vita, l’occhio indagatore di Pietro Scarpellini ha voluto vedere rappresentato lo stesso Fasani.

Spostando ora l’attenzione sulle fonti documentarie perugine di produzione comunale, si constata come tra gli argomenti all’ordine del giorno nella seduta del Consiglio generale e speciale del 18 maggio 1256 si trovi un fugace, ma prezioso riferimento a una lettera inviata alle autorità cittadine dal templare Bonvicino, già dal 1239 attestato niente meno che come cubiculario di papa Gregorio IX.

Se dunque a partire dal 1256 Bonvicino risulta impegnato in prima persona nel confronto con le autorità cittadine in merito alla edificatio ecclesie Sancti Benvegnati nel contado di porta Sole, negli anni successivi, con il sostegno del vescovo e del Comune di Popolo, si adoperava per fare in modo che Alessandro IV promuovesse un’inchiesta super vita et meritis beati Benvignatis; e ancora nel 1266-1267 analoga richiesta veniva presentata direttamente a nome dei Templari, che per l’occasione si qualificarono come fratres sancti Benvignatis.

Nel 1262, infine, l’onnipresente Bonvicino cercava di ottenere dai canonici della cattedrale di San Lorenzo una lapide di marmo, verosimilmente da utilizzare come mensa d’altare per la chiesa, che ormai doveva essere in avanzato stato di costruzione, e che – cosa a dir poco bizzarra – continuava a essere intitolata a un personaggio non ancora fatto oggetto della consacrazione ufficiale da parte della Chiesa.

Fu dunque per questa ragione che nell’aprile del 1277 i perugini decisero di inviare un’ambasceria a Viterbo, dove al tempo risiedeva papa Giovanni XXI, cercando di trarre vantaggio dalla temporanea presenza in città del gran maestro Guglielmo di Beaujeu (1273-1291), la più alta carica dell’Ordine del Tempio.

Il ritratto del capofila dei flagellanti, nel quale Pietro Scarpellini ha riconosciuto Raniero Fasani (Complesso templare di San Bevignate – Comune di Perugia)

Gli ambasciatori rinnovarono l’istanza della canonizzazione, confidando nel favorevole intervento di Guglielmo, ma la morte improvvisa del pontefice, avvenuta il 20 maggio 1277 a seguito del crollo del soffitto della stanza in cui si trovava, e la partenza per la Terra Santa del gran maestro fecero sì che la richiesta patrocinata dai perugini non avesse seguito.

A dispetto di ciò, in sede locale l’attenzione nei riguardi di Bevignate trova ufficiale e solenne riscontro addirittura nello Statuto del Comune di Perugia del 1279, nel quale veniva inserito un apposito capitolo dal titolo Qualiter de canonisatione sancti Benevegnatis proponatur in consilio con cui si stabiliva che ogni anno nel mese di maggio il podestà e il capitano del Popolo dovevano riunire il Consiglio maggiore e riproporre all’ordine del giorno la questione della canonizzazione di Bevignate.

Provvedimenti ancora più precisi si ritrovano nella redazione statutaria dell’anno 1285, ove si prescriveva che ogni anno il podestà e il capitano del Popolo per tutto il mese di maggio erano tenuti a verificare o a fare verificare diligentemente se il corpo e le reliquie del santo si trovassero ancora nella chiesa.

La domus di San Giustino de Arno, a pochi chilometri da Perugia (foto: Stefano Guglielmi)

Se dunque la Legenda suggerisce in chiave agiografica il luogo di incontro di due eremiti locali – Bevignate dice a Raniero Fasani:

Ego sum frater Benvignay. Non me cognoscis? Steti enim tecum decem annis

che in sinergia avrebbero dato vita all’esperienza penitenziale fondata sulla disciplina pubblica, le fonti storiche, dal canto loro, mostrano inequivocabilmente un altrettanto interessante rapporto: quello cioè venutosi a creare tra la figura di Bevignate e i Templari, che, in concomitanza con l’edificazione e il completamento della monumentale chiesa a lui intitolata, risultano essere, insieme al Comune perugino, i più convinti sponsor della sua canonizzazione presso la Curia pontificia.

Come spiegare allora, a fronte di tutto ciò, la connessione fra l’eremita locale Bevignate e la gloriosa militia Templi? Già nel 2005 Antonio Cadei aveva proposto un collegamento tra le dimensioni dell’edificio e l’intenzione da parte dell’Ordine del Tempio di farne «il santuario memoriale dell’eremita Bevignate», introducendo così un aspetto poco noto nella vita e nell’architettura di committenza templare, rappresentato dalla promozione di culti particolari da parte di un ordine di fatto sprovvisto di un santo fondatore e di santi propri.

Dopodiché, è stata Chiara Frugoni a tornare sull’argomento formulando l’ipotesi per cui, «qualunque sia stato il suo sfondo di vita», Bevignate a un dato momento sarebbe entrato a far parte dell’Ordine del Tempio e i suoi confratelli, impegnati nella costruzione a Perugia del nuovo insediamento da affiancare alla più antica domus di San Giustino de Arno (situata una quindicina di chilometri a nord di Perugia), si sarebbero adoperati per «avere uno dei loro nel registro dei santi».

Particolare degli affreschi sul lato sinistro della contofacciata, dedicati alle attività dell’Ordine del Tempio in Terrasanta (Complesso templare di San Bevignate – Comune di Perugia, foto: Lanfranco Sportolari)

In questo modo, troverebbe una plausibile spiegazione il fatto che la chiesa templare fu a suo tempo intitolata a qualcuno che, sebbene non ancora ufficialmente santificato, non si esitava a raffigurare in tutta evidenza all’interno degli affreschi della parete absidale di fondo in una posizione tutt’altro che casuale: vale a dire ad angolo con la processione dei Disciplinati ed esattamente di fronte ai milites Templi dipinti all’altro capo dell’edificio sul lato sinistro della controfacciata nell’atto di adempiere in vari contesti la loro missione in Terrasanta.

Ma soprattutto sarebbero pienamente comprensibili la tenacia con cui i templari negli anni sessanta-settanta del Duecento si adoperarono per ottenere la canonizzazione di Bevignate e l’attenzione ripetutamente mostrata dall’influente Bonvicino sia per la chiesa, da subito detta nei documenti di San Bevignate, sia per il suo titolare, di cui patrocinò la consacrazione ufficiale da parte della Santa Sede.

Consacrazione che, come si apprende dalla riformanza del 1453 (et licet adscriptus non sit in cathalogo sanctorum) non dovette giungere a compimento in ragione del fatto che, come ipotizza Chiara Frugoni,

la tragica fine dei Templari, voluta da Filippo il Bello e troppo debolmente contrastata da Clemente V, potrebbe avere ben travolto anche il povero Bevignate.

Sonia Merli
Sintesi aggiornata da S. Merli, La chiesa dei Templari, in MedioEvo, IX (2008), pp. 28-35.
Disponibile anche su Academia.edu: La chiesa dei Templari

Da leggere:
Templari e Ospitalieri in Italia. La chiesa di San Bevignate a Perugia, a cura di M. Roncetti, P. Scarpellini, F. Tommasi, Milano, Electa/Editori Umbri Associati, 1987.
M. Vallerani, Movimenti di pace in un Comune di Popolo: i Flagellanti a Perugia nel 1260, in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, CI, 1, 2004, pp. 369-418.
C. Frugoni, In margine a templari e flagellanti, in ‘Milites Templi’. Il patrimonio monumentale e artistico dei templari in Europa, Atti del convegno (Perugia, 6-7 maggio 2005), a cura di S. Merli, Perugia, Volumnia, 2008, pp. 285-298.
P. Renzi, M. Alfi, San Bevignate: agiografia e iconografia. La traslazione, in San Bevignate e i templari, portale turistico istituzionale della città di Perugia
P. Rihouet, L’évêque et la translation de saints incanonisables (Pérouse, mai 1609), in Archives de sciences sociales des religions 2019/3 (n° 187), pp. 49-76

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