Alla scoperta di Óláfr Tryggvason, guidati da Carla Del Zotto, docente di Filologia germanica all’Università di Roma La Sapienza e autrice del libro Óláfr Tryggvason. Il re vichingo, Apostolo della Norvegia, Graphe.it edizioni.
L’audace e temibile capo vichingo regnò dal 995 al 1000. Nella tradizione nordica è considerato l’Apostolo della Norvegia: gli viene attribuita la conversione della Norvegia, delle isole Orcadi, Fær Øer, Islanda e Groenlandia. Una evangelizzazione violenta unita a un espansionismo ammantato di afflato missionario.
La sua fama è legata anche al “Lungo Serpente” (Ormr inn langi), una magnifica nave di cinquanta metri che egli fece costruire a Lade, nella regione settentrionale del Trøndelag.
La figura di Óláfr Tryggvason è tradizionalmente associata alla cristianizzazione della Norvegia e delle isole del Nord Atlantico. Nel suo breve regno, dal 995 al 1000, il sovrano norvegese si adoperò per rafforzare un potere centrale monarchico ed eliminare l’influenza danese nella regione del fiordo di Oslo (Viken).
La sua ascesa, dopo l’assassinio dello jarl Hákon di Lade (Hlaðir), signore dell’Hålogaland ma di fatto sovrano di tutta la Norvegia, lo condusse inevitabilmente ad affrontare una coalizione nemica, formata da Eiríkr Hákonarson, figlio del defunto jarl di Lade, dal re di Danimarca, Sven Barbaforcuta, e dal re di Svezia, Olof Skötkonung.
La saga di Óláfr Tryggvason si intreccia così con le vicende del regno danese e dei vichinghi di Jómsborg nella Terra dei Vendi (Vinðland), con le ribellioni dei magnati locali in Norvegia e l’ostilità del re di Svezia, divenuto figlio adottivo del re di Danimarca.
Le fonti su Óláfr Tryggvason non sono però concordi sul suo zelo missionario, l’autenticità della conversione e una presunta fama sanctitatis. La Cronaca anglosassone lo descrive come un audace e temibile capo vichingo, che il re inglese Æthelred II, grazie a ingenti donativi, riuscì a indurre alla conquista del trono di Norvegia, facendolo desistere da una campagna di guerra in Inghilterra.
Peraltro Óláfr Tryggvason, nel suo espansionismo ammantato di afflato missionario, non si confrontò con una realtà completamente pagana nelle terre nordiche. Già sul finire dell’VIII secolo gli Scandinavi erano entrati in contatto nei loro raid vichinghi con l’Europa cristiana e molti si erano fatti battezzare o avevano ripiegato sul rito catecumenale della prima signatio, al fine di intrattenere rapporti con i cristiani o essere arruolati come mercenari.
Storicamente, Óláfr Tryggvason non fu il primo re cristiano della Norvegia. Il suo primato risiede nell’aver introdotto la nuova fede nei regni vichinghi delle isole del Nord Atlantico e più sistematicamente in Norvegia, anche se spesso in modo coercitivo e violento. La conversione al Cristianesimo fu per lui un elemento essenziale in un progetto politico volto a realizzare l’unificazione del paese sotto un forte potere monarchico, sul modello dei regni europei.
Chi è stato, dunque, Óláfr Tryggvason? Forse a ben guardare sappiamo davvero poco di lui, al di là delle testimonianze poetiche di alcuni scaldi del X secolo, suoi contemporanei, sebbene i loro versi siano stati tramandati oralmente per almeno duecento anni, prima di essere trascritti in cronache e saghe composte per lo più da uomini di chiesa. È noto infatti che in Scandinavia la tecnica della scrittura, l’uso dell’alfabeto latino e i principali testi della cultura latina europea giunsero dopo la conversione al Cristianesimo. E in questo trasferimento di conoscenze e strumenti per la formazione di una cultura “libraria” furono di grande importanza i contatti con le isole britanniche, in particolare con l’Inghilterra. Non a caso, nel IX secolo, per Haraldr Bellachioma, che voleva diventare re dell’intero paese, uno dei punti di forza furono probabilmente i buoni rapporti con il re inglese Æthelstan (Aðalsteinn, 924-939), alla cui corte fece educare uno dei suoi figli, Hákon il Buono, detto poi il “Pupillo di Æthelstan”.
Su Óláfr Tryggvason non possediamo neppure iscrizioni runiche che ne celebrino le imprese o i numerosi viaggi, come accade per altri vichinghi che “andarono a est e a ovest” e “diedero cibo all’aquila”; tuttavia, altre fonti, sia pur letterarie, ci parlano della sua presenza nella Rus’ di Kiev, forse a Costantinopoli, nella Terra dei Vendi, nelle Fiandre, in Inghilterra e in Irlanda.
Di certo, Óláfr fu un temibile e famoso capo vichingo, il cui nome insieme a quello del danese Sven Barbaforcuta compare nelle stringate note della Cronaca Anglosassone, in cui gli annalisti del X secolo continuavano a registrare in Inghilterra incursioni, devastazioni, vittorie, sconfitte e insediamenti di Danesi e Uomini del Nord. Meno certo è che suo padre Tryggvi discendesse realmente da Haraldr Bellachioma e che da questo gli derivasse un diritto ereditario al trono. Peraltro, il regno parzialmente unificato da Haraldr Bellachioma si disintegrò nell’arco di tre generazioni, sia per il prevalere dello jarl di Lade, nella parte centro-settentrionale del paese, sia per la rinnovata potenza del regno di Danimarca con Haraldr Gormsson, il quale ampliò il dominio danese in Norvegia.
E in questo scenario si colloca l’ascesa al trono di Óláfr Tryggvason e il suo breve regno, durante il quale furono coniate per la prima volta monete norvegesi, come attestano i penningar d’argento rinvenuti con la sua effigie e l’iscrizione onlaf rex nor[mannorum].
Nella sua vita, la conversione al Cristianesimo appare uno dei fatti più significativi, non solo secondo la storiografia nordica dei secoli XII e XIII, ma già nella Cronaca anglosassone. Da quest’ultima fonte apprendiamo che nelle isole britanniche il giovane vichingo ricevette i sacramenti del battesimo e della cresima, insieme a ingenti donativi dal re Æthelred II, al quale Óláfr promise, mantenendo la parola, di non tornare più in Inghilterra come nemico. È quindi dopo quella promessa, grazie anche alle ricchezze accumulate nelle precedenti scorrerie e ai doni regali del re inglese, che Óláfr Tryggvason fa ritorno in Norvegia con vescovi e preti anglosassoni “per convertire i pagani a Cristo”. Nella sua avanzata verso nord, la popolazione del Trøndelag, stanca del pagano e tirannico jarl di Lade, lo accettò subito come re.
È dunque nell’antitesi tra pagano e cristiano che una costellazione di testi medievali, in latino e in norreno, narra le imprese di Óláfr come fautore del Cristianesimo ed evangelizzatore non solo della Norvegia, ma anche delle isole atlantiche: Orcadi, Shetland, Fær Øer, Islanda e Groenlandia.
A lui è associata l’istituzione del culto dei martiri di Selja e gli vengono attribuite la costruzione della prima chiesa sull’isola di Mostr e l’edificazione della città di Nidaros (Trondheim), che avrebbe in seguito accolto le reliquie di sant’Óláfr Haraldsson, per divenire poi nel 1152 sede arcivescovile. Nondimeno, la sua fama è anche legata alla magnifica nave, lunga cinquanta metri e chiamata il Lungo serpente (Ormr inn langi), che egli fece costruire a Lade, nella regione settentrionale del Trøndelag.
Carla Del Zotto
Carla Del Zotto
Óláfr Tryggvason
Il re vichingo, Apostolo della Norvegia
Graphe.it edizioni
collana I Condottieri diretta da Gaetano Passarelli
Perugia 2021
Per maggiori informazioni: scheda del libro