Le streghe, “donne difettose”

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Incubus concepisce Merlino con la madre nel romanzo Histoire de Merlin di Robert de Boron (1280 1290, Bibliothéque Nationale de France)

Prudentia, Nicolosa, Bessie, Eleanor, Thomette, Bardonneche; e ancora Belisandra, Margaretha, Gera, Margery…

Questi sono solo alcuni dei nomi che possiamo rintracciare negli atti processuali in Europa contro donne considerate eretiche in quanto streghe.

“È la verità che è stregha, ne è pubblica la voce et fama”, testimoniano nei verbali i vicini di casa. La cattiva reputazione delle imputate è nota fino ai paesi limitrofi. Le accusate sono personalità ben conosciute, a cui i compaesani e non solo, si rivolgevano spesso per comprare verbena o calaminta, perfette per disinfettare le ferite e riprendere le forze dopo la malattia nei boschi viterbesi; o ancora per annullare gli effetti dell’alcool di un marito poco dedito ai doveri coniugali in Veneto; assistere le partorienti o disfare il malocchio lanciato sui bambini da altre streghe delle campagne umbre; e ancora si faceva riferimento a loro per ottenere un filtro che facesse concepire una nobile donna inglese, bere una bevanda tonificante dopo una grave malattia in Scozia, o risanare una contessa in Austria con foglie di mela e noce.

Vi è però un’altra faccia della medaglia: nel corso dei secoli queste donne arrivano anche a provocare l’impotenza, scatenare terribili tempeste, far impazzire il bestiame che non avrebbe più dato latte, infliggere atroci morti ai neonati ancora “stretti nella cunnola” per ricavarne unguenti e sacrifici per Satana. Tutto ciò in virtù del patto con il demonio, col quale raccontano di congiungersi carnalmente durante i sabba, le loro riunioni notturne.

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Due pagine del Malleus Maleficarum (1487, Boston Medical Library Rare Books Collection)

È nel tardo Medioevo che si arriva a questa concezione delle streghe e alla redazione di un manuale che ne regolamenta la persecuzione con crescente rigore: il Malleus Maleficarum (Il Martello delle streghe). Pubblicato tra il 1486 e il 1487 da due frati domenicani, H. Institor (von) Kramer e Jacob Sprenger, il libro sviluppa le caratteristiche della stregoneria che diverrà centrale nell’età moderna. L’opera ha un grande successo al punto che tra il 1487 e il 1669 se ne contano ben 29 edizioni.

Anche prima del Malleus si discuteva del demonio, temuto da ogni buon cristiano, come pure delle fattucchiere e sono molte le fonti che dimostrano quanti vi ricorressero, però in virtù del nuovo patto queste donne giungono a schiacciare le immagini devozionali, compiere atti spregevoli e omicidi. I nuovi eretici sono prevalentemente di sesso femminile e ben diversi dai precedenti delinquenti colpevoli di superstizione. Ormai i due autori abbracciano la visione diabolica della stregoneria che ha alla base l’accordo con Lucifero, lasciando al passato la concezione illusoria del Canon Episcopi che metteva in guardia i vescovi dalla pericolosa arte della magia, ma considerava, al pari di credenze, le testimonianze delle donne che raccontavano di aver compiuto lunghe cavalcate notturne. Gesti che per le autorità non erano stati mai compiuti, se non nei sogni delle protagoniste, dove il diavolo si era potuto insinuare perché quelle donne si erano allontanate dalla fede.

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Eva tentata dal diavolo nelle sembianze di serpente (1455, Le Miroir de Humaine Salvation, Ludolphus de Saxonia, attribuito)

Le streghe rinnegano la propria fede, sputano sulle ostie benedette “biastemando ai Santi” e compiono altri atti osceni come il bacio nel deretano (osculum infame) a prova della fedeltà al loro nuovo signore. La fede cristiana è persa, i voli e i sabba sono diventati realtà.
Citando i frati domenicani, le “peggiori erano quelle che si comportavano in modo più abominevole delle bestie, eccetto i lupi”. Queste donne sono accusate di uccidere i bambini, provocare la sterilità e le grandinate. Satana sceglie sempre le donne come streghe, non c’è dubbio per gli autori, a parte qualche stregone.

Ma per quale motivo? Secondo i due domenicani, le streghe sono donne “difettose”.

Le loro vocazioni naturali le rendono perfette per collaborare con Lucifero: fanno parte di una specie diversa che è “debole d’intelletto quasi come i bambini”.
La stregoneria è tipicamente femminile perché la donna, non l’uomo, è “difettosa dalla Creazione”. E spiegano nel Malleus Maleficarum: “Si può notare che c’è come un difetto nella formazione della prima donna, perché essa è stata fatta con una costola curva, cioè una costola del petto ritorta come se fosse contraria all’uomo. Da questo difetto deriva anche il fatto che, in quanto animale imperfetto, la donna inganna sempre”.

È avvezza al peccato, come già la prima donna, Eva. Perde facilmente la fede che è pronta a mettere in dubbio alla prima occasione, rinnegando persino il battesimo.
Più lussuriosa e infima dell’uomo, è dedita alle sporcizie carnali: con la sua concupiscenza porta scompiglio e disordine nella società.
Come se non bastasse, è considerata subdola, un pericolo occulto che la rende più amara della morte. Irosa e capace di odiare, con uguale ardore, coloro che prima aveva amato e frequentato. Come Antonietta, moglie di Pierre, che sulle Alpi francesi avvelenò l’acqua del suo vicino di nome Jean.

Queste streghe hanno il cuore come una rete carica di malvagità: “Ecco perciò sono le donne più infette che gli uomini, dunque eresia delle streghe, non degli stregoni”.

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Il demonio insinua le donne (ca. 1450, Bibliothéque Nationale de France)

Le astuzie nei processi Una donna così subdola anche durante i processi cercherà di attirare gli uomini e raggirarli con astuzie, facendo leva sui desideri carnali. Notai, podestà e soldati potevano essere tratti in inganno anche solo dallo sguardo. Ecco allora l’intervento di altre donne nel processo, scelte tra quelle sicuramente oneste e di buona reputazione. Spettava a loro spogliare le imputate prima di condurle al carcere, togliendo qualche stregoneria che potevano portare cucita addosso, come quella del silenzio.

Era infatti un dato certo che la strega non poteva piangere, perciò per valutare l’innocenza o la colpevolezza, i giudici inducevano al pianto l’imputata con una formula precisa: “Nella misura in cui sei innocente versa le tue lacrime, se invece sei colpevole, non farlo in nessun modo”.
Però piangere, filare, ingannare è proprio delle donne e quindi anche la strega colpevole poteva riuscire a farlo, convincendosi della sua innocenza pur di salvarsi.
D’altronde, è pacifico che le donne usano il pianto quando devono ottenere qualcosa. La sospettata poteva anche riuscire a bagnarsi furtivamente gli occhi e le guance con la saliva, perciò i suoi carcerieri dovevano rimanere particolarmente vigili.

Per capire la sincerità o meno di questi comportamenti, i giudici dovevano ricercare testimoni di buona fama così da poterne valutare la reputazione; è quanto accadde in un processo del centro Italia celebrato nel XVI secolo, dove secondo il documento rogato dal notaio a carico della “vedova del fu Michele”, furono ascoltati solo testi considerati “gente dabbene”.
Bisogna interrogare anche le amiche, capaci di svelare ogni trucco dell’imputata: si sa, le donne a causa della “lingua lubrica, quando sanno qualcosa per le loro male arti”, non riescono a nasconderlo.

Gli autori del Malleus arrivano persino a sostenere che le streghe potevano provocare illusioni, “come portar via il membro” dei soldati che ispezionavano le case o sporcare di veleno le giunture di mani e braccia rimaste scoperte dai vestiti.

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Il bacio a Satana con cui le streghe rinnegavano Dio (1608, Osculum infame, Francesco Maria Guazzo nel Compendium maleficarum)

Rimedi contro le astuzie diaboliche Cosa fare dunque? In via preventiva, sempre meglio portare addosso del sale esorcizzato la domenica delle palme e anche erbe benedette, avvolte insieme con la cera, anch’essa benedetta.

Durante l’arresto bisognava impedire alle sospettate di correre in camera, perché in quel luogo avrebbero potuto recuperare certi arnesi preposti a dare la stregoneria del silenzio, celati con rituali specifici. Le ispezioni andavano condotte anche tra le pietre smosse vicino al camino, dove quelle donne nascondevano gli unguenti di lupo o cane.

Le prescrizioni per scongiurare le astuzie erano chiare: si dia da bere un calice o una tazza d’acqua santa dove era stata versata una goccia di cera benedetta, pratica da ripetere a digiuno e tre volte al giorno. Altre donne rasino completamente le imputate. Il tutto invocando la Santissima Trinità. Secondo giudici illustri, le streghe possono essere smascherate più facilmente il venerdì, giorno in cui “costumano pigliare un’immagine del Crocifisso, e gli fanno tutti quei vilipendi, e strazi, che furono fatti a Cristo Salvatore nel tempo della sua amarissima passione”.

Per spogliare dei poteri la strega e il diavolo che può camuffarsi da amante, gli stessi giudici consigliano l’uso di rami d’ulivo benedetti, il fegato del pesce sopra alla cenere insieme al fumo degli incensi. Questi rimedi erano utili anche per smascherare le adepte che usavano certe polveri di colore “ruffo o cinerizio”, orpelli fatti di capelli e legnetti, grazie ai quali si trasformano in civette, gazze e lupi. Giammai potranno assumere le sembianze della colomba “perché Dio glielo ha vietato”.

Ma ormai le testimonianze e i documenti ci conducono oltre il Medioevo.

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La condanna al rogo (ca. 1574, Biblioteca Centrale di Zurigo, collezione di Johann Jakob)

Quali pene? Uno dei principi cardine del sistema penitenziario dell’Inquisizione era raggiungere il ravvedimento morale dell’eretico applicando sanzioni che lo avrebbero portato al pentimento e alla conversione.

Il colpevole sarebbe diventato un esempio per gli altri e non di rado, avrebbe svelato i nomi dei suoi complici.
Confrontando gli atti degli archivi europei emerge che nel corso dei secoli si alternarono pene diverse: dall’assoluzione, con ingiunzione di compiere pellegrinaggi e pubbliche penitenze deliberate dal tribunale ecclesiastico, alla confisca dei beni “a die commissi delicti” (dal giorno in cui il reato era compiuto), fino ad indossare fogli dove erano stati scritti i reati commessi, mentre le colpevoli cavalcavano un asino tra le vie del paese.

Ancora: l’esilio, la fustigazione e il rogo nella pubblica piazza. Poteva anche capitare che il tribunale dell’Inquisizione assolvesse le imputate da tutti i reati, ma che, nonostante il ricongiungimento con la Chiesa, durante lo stesso giorno le streghe fossero condannate a morte da quello civile.

Fu così per un gruppo di donne della campagna francese. Una di loro, di nome Thomette, nel XV secolo era stata scagionata completamente dal giudice ecclesiastico, mentre quello laico la condannò a rispondere addirittura con la sua vita. Sebbene l’accusa fosse la stessa, eresia, sopra la donna pendevano ancora ben 14 capi d’imputazione tra cui l’essere entrata in rapporto con il diavolo, l’aver ascoltato il suo parere, aver rinnegato Dio, creato polveri magiche con cui aveva commesso malefici e ucciso bambini e aver partecipato ai sabba.

Padre Jean- Baptiste Labat nelle sue Cronache di viaggio in Italia e Spagna, nel 1714 documenta l’applicazione del supplizio della corda, con cui si torturava la vittima sospendendola a 10 piedi di altezza da terra. Fatto che possiamo riscontrare anche nei processi celebrati nel XVI secolo vicino Roma, dove una presunta strega venne “così sospesa” affinché “potesse venir interrogata”.

Le conoscenze pervenute fino ad oggi si intrecciano quindi, mischiando e confondendo folclore, leggende e vicende processuali realmente avvenute.
Spesso, scorrendo queste pagine scritte a mano, dove i notai annotavano talvolta anche fatti personali, ricette e rimedi contro i malefici o le malattie, leggiamo di comportamenti talmente assurdi da superare ogni fantasia.

Nel lungo elenco di testimoni e imputate compaiono moltissime donne: vicine di casa, cognate, ostetriche, nemiche. Non di rado gli uomini restano nell’ombra, eccetto chi amministra la giustizia. Come scrivevano gli autori del Malleus Maleficarum: «Benedetto l’Altissimo che finora ha preservato il sesso maschile da un così grande flagello».

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Mazzo delle erbe contro le streghe (notte di San Giovanni, lago di Barcis, PN)

Le streghe moderne Ancora oggi ci sono zone come il lago di Barcis in provincia di Pordenone, dove la notte di San Giovanni le donne raccolgono in un mazzo le erbe “magiche”, come iperico, ruta e rosmarino, da portare in chiesa o da bruciare per tenere lontano gli influssi maligni. Olivo benedetto, lauro e saggina vanno invece posti sulle soglie delle case: la strega perderà del tempo per contare tutti i singoli rametti prima di entrare, perché è risaputo, le donne non resistono alle tentazioni! Così anche in Spagna, precisamente vicino alla città di Salamanca, dove durante la domenica delle Palme vengono benedetti i rami di alcuni alberi specifici, da sistemare nelle abitazioni per tenere lontano il “mal de oio”.

Ci sono siti diventati meta turistica grazie alla ricostruzione storica e dove sono state girate serie televisive di grande successo, ambientante nei luoghi in cui effettivamente furono celebrati anche processi per eresia.

Uno di questi luoghi si trova in Scozia, precisamente nelle Highlands vicino alla città di Inverness. Famosa per la battaglia di Culloden, combattuta il 16 aprile 1746.

I siti di Balnauran of Clava e Milton of Clava, poco distanti, sono diventati il teatro di una delle scene più importanti di “Outlander”.
Tratta dalle novelle di Diana Gabaldon, la serie televisiva racconta le avventure della viaggiatrice nel tempo Claire Beauchamp Randall Fraser. Ripercorre le vicende della disfatta scozzese e ha appassionato milioni di spettatori anche con le sue storie dedicate alla stregoneria, di cui la protagonista viene accusata.

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Lilias Adie, il volto di una strega realmente esistita ricostruito dall’Università di Dundee (foto Christopher Rynn, University of Dundee)

Di recente, è stato ricostruito il volto di una donna del XVIII secolo accusata di essere una strega. Lilias Adie, secondo un suo vicino di casa, un certo Nelson, aveva provocato all’uomo una grave malattia. La storia si svolse nel Fife, in Scozia. Gli storici dell’Università di Dundee hanno ridisegnato i tratti somatici della donna, condannata per stregoneria. Lilias morì nel 1704, forse suicida, dopo aver confessato di aver scelto Satana come amante.

L’équipe degli studiosi scozzesi ha utilizzato una scultura virtuale in 3D per ricreare il volto della donna: nessuna traccia di quello che per l’immaginario collettivo potrebbe essere un aspetto stregonesco. Piuttosto, l’immagine di una donna comune, che pagò per una colpa assurda.

Casi di donne accusate di stregoneria sono stati registrati in Europa anche nel corso del Novecento: povere donne, sottoposte a elettroshock dopo essere state internate su precisa richiesta delle famiglie d’origine.

Monia Montechiarini

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