Nitardo e il primo testo in antico francese

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Dobbiamo a Nitardo, un nipote di Carlo Magno, la conoscenza del primo documento scritto in una lingua romanza: è un testo in francese antico, vergato in un manoscritto in quella che sarà poi chiamata langue d’oïl (lingua d’oïl) per distinguerla dalla langue d’oc, la lingua occitana o provenzale.

Il testo dei Giuramenti di Strasburgo

In un suo libro, Storia dei figli di Ludovico il Pio, Nitardo trasmise le parole usate nei Giuramenti di Strasburgo (Sacramenta Argentariae), sottoscritti il 14 febbraio 842, nei quali si certificava in modo solenne l’alleanza tra due dei figli di Ludovico il Pio: Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico.

Per farsi capire da tutti i soldati franchi i due sovrani non giurarono, come era consuetudine in latino ma lo fecero ognuno nella lingua dell’altro. E i loro generali li imitarono poco dopo. Così il popolo, che non parlava il latino e non comprendeva nemmeno la lingua dell’esercito alleato, capì con chiarezza tutti i punti del patto d’onore stretto tra i due fratelli. Ludovico il Germanico (804-876) giurò in antico francese (rustica romana lingua) e Carlo il Calvo (823-877) in tedesco (teudisca lingua).

Il testo in proto-francese recita: “Pro Deo amur et pro Christian poblo et nostro commun salvament, d’ist di en avant, in quant Deus savir et podir me dunat, si salvarai eo cist meon fradre Karlo, et in aiudha et in cadhuna cosa…”. Una promessa sotto giuramento: “Per l’amore di Dio e per la salvezza del popolo cristiano e nostra comune, da oggi in avanti, in quanto Dio sapere e potere mi concede, così salverò io questo mio fratello Carlo e con (il mio) aiuto e in ciascuna cosa…”.

Nitardo (nato prima dell’ 800 e morto il 15 maggio 845) era il cugino dei due sovrani, in quanto figlio illegittimo di Berta che l’imperatore Carlo Magno aveva avuto dalla sua terza moglie Ildegarda. Il padre era Angilberto, uno dei più importanti poeti della Schola Palatina. Carlo Magno pretendeva che le figlie non si sposassero per non alimentare le possibili ambizioni dei potenziali generi. Ma Angilberto era un suo amico fraterno. Nei convivi di corte, il compagno poeta di Berta veniva chiamato addirittura “Omero”. Carlo Magno lo stimava profondamente, tanto da nominarlo tutore di suo figlio Pipino, giovane re d’Italia e pure ambasciatore presso il papa. Angilberto (750-814) fu vicino al grande re dei Franchi anche a Roma, la notte di Natale dell’800, quando papa Leone III incoronò il sovrano dei Franchi a Imperatore dei Romani.

Carlo il Calvo rappresentato in un salterio (Parigi, Bibliothèque Nationale)

Con l’approvazione di Carlo Magno, Angilberto passò quindi dalla condizione di amante di Berta (779-829) a quella di convivente more uxorio. E Nitardo potè vivere a corte insieme a suo nonno e ai suoi cugini. Ricevette una istruzione accurata: conte di Ponthieu, fu uno dei rari storici laici dell’Alto Medioevo e diventò uno degli uomini più potenti del suo tempo. Nelle lotte tra figli di Ludovico il Pio, prese sempre le parti di Carlo il Calvo.

Fu proprio su sollecitazione del suo sovrano che iniziò a scrivere i quattro libri delle Historiae filiorum Ludovici pii: Carlo il Calvo voleva trasmettere ai posteri la sua versione dei fatti sulle intricate vicende seguite alla morte di Carlo Magno e la competizione tra i figli di Ludovico il Pio per la spartizione dell’impero carolingio.

Dopo avere partecipato alla battaglia di Fontenoy (841), Nitardo si ritirò nel monastero di Saint-Riquier, di cui era stato da poco nominato abate. Per uno strano caso del destino, lui, uomo di lettere, morì con la spada in mano in Aquitania, ucciso dai vichinghi.

Fu sepolto a Saint-Riquier, nello stesso sepolcro in cui già riposava suo padre Angilberto dal quale, oltre che all’amore per la poesia, aveva ereditato anche la carica di abate. Le loro ossa, ritrovate nel 1989, andarono perdute quando furono prestate per uno studio ad un centro di ricerca che però sostenne a lungo di averle restituite. Ne seguirono cause legali e polemiche incrociate. La querelle finì nel 2011: per puro caso i poveri resti di Nitardo e di Angilberto spuntarono fuori da un cartone semiapaerto che era stato abbandonato in una soffitta dell’abbazia.

Virginia Valente

Bibliografia essenziale:
Lorenzo Renzi e Alvise Andreose, Manuale di linguistica e filologia romanza, Il Mulino, 2015.
Stefano Asperti, Origini romanze. Lingue, testi antichi, letterature, Viella, 2006.

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