Castel del Monte, oltre gli stereotipi

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Numerosi interrogativi si affollano intorno a Castel del Monte, edificato per ordine di Federico II di Svevia intorno al 1240 su un banco roccioso dell’altopiano delle Murge occidentali, in Puglia, a 18 chilometri dalla città di Andria.

Perché fu costruito su quella collina? Era un edificio completamente isolato, privo di difese e inabitabile? Perché fu scelta la pianta ottagonale? Ma, soprattutto, cos’è Castel del Monte? Era veramente un castello o, come si continua da affermare da più parti, un tempio, uno scrigno esoterico, un osservatorio astronomico, un hammam?

Il volume “Castel del Monte. La storia e il mito” di Massimiliano Ambruoso (Edipuglia) offre convincenti risposte a questi quesiti ripercorrendo la storia di Castel del Monte sulla base di quanto si evince dall’analisi delle fonti medievali, dalla lettura delle descrizioni effettuate dai viaggiatori dei secoli passati, dallo studio del monumento, in un serrato confronto con gli altri castelli edificati da Federico II e alla luce della vasta storiografia sull’argomento.

Al termine di questo percorso attraverso le fonti, il “castello” Castel del Monte si riappropria della sua originaria identità. In un continuo rimbalzo dalla storia al mito e dal mito alla storia emergono tutti i limiti di letture “alternative” inverosimili e incongrue, risultato e al tempo stesso punto di partenza di un insieme di luoghi comuni penetrati a fondo nell’odierna cultura di massa.

Non vi è opera di divulgazione sull’argomento che non introduca un elemento di mistero: incomprensibile, si dice, appare la dislocazione degli ambienti, poco funzionale per un loro utilizzo pratico, ma la cui fruizione sarebbe giustificabile solo immaginando percorsi iniziatici per fantomatici cavalieri; misteriosa la pianta ottagonale di questo edificio, le cui presunte coincidenze numeriche, geometriche e astronomiche alimentano congetture che conducono inevitabilmente a interpretazioni esoteriche prive di qualsiasi aggancio con la realtà storica; oscuro sarebbe il luogo ove sorge, quella collina ritenuta erroneamente isolata e lontana da ogni contatto con il mondo esterno, e dove si doveva giungere sempre e solo all’alba con un percorso di avvicinamento ritenuto anch’esso un itinerario iniziatico.

L’analisi storica, autentico asse portante del volume, sfata questi e altri stereotipi e si pone come un baluardo insostituibile contro le storture e le deformazioni del mito che ha avvolto Castel del Monte, stravolgendone nel sentire comune l’identità, le origini e le funzioni.

Al termine di una esauriente trattazione, volta a dimostrare, attraverso l’utilizzo delle fonti storiche, come Castel del Monte altro non sia se non un castello a tutti gli effetti, emerge chiaramente come il gioiello dell’architettura federiciana rappresenti un esempio paradigmatico di quel “Medioevo immaginato” e reinventato dalla nostra società contemporanea.

L’intento dello studio proposto è quello di restituire Castel del Monte alla sua storia, reagendo alla tentazione esoterica e alle mistificazioni per riportare la ricerca a un minimo di rigore scientifico.

La presentazione del libro è firmata da Franco Cardini. La prefazione è di Francesco Violante. La stampa è di Edipuglia (www.edipuglia.it).

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