Dove c’è un tesoro, un segreto, un’arcana cospirazione, loro non mancano mai: i Templari sono i custodi di tutto il fascino e il mistero del medioevo; non c’è leggenda che non li veda parte in causa, dal Santo Graal all’Arca Perduta, dai figli di Cristo e della Maddalena alla scoperta dell’America, dalla maledizione dei Re di Francia fino alla creazione della “Jolly Roger”, ovvero la bandiera dei pirati.
Non potevano mancare, allora, alla mostra “Un giorno nel Medioevo – La vita quotidiana nelle città italiane dei secoli XI-XV” organizzata dalla fondazione CariPerugia Arte in collaborazione con il Festival del Medioevo.
All’esposizione, allestita alle Logge dei Tiratori della lana di Gubbio fino al 6 gennaio 2019, si possono infatti ammirare l’abito di un cavaliere templare, un elmo, una cotta di maglia, una spada e lo stendardo attaccato alla lancia, dove è presente l’unico simbolo templare accertato, oltre alla celebre croce rossa.
Le fedeli riproduzioni sono opera di Mansio Templi Parmensis 1275 asd, associazione nata a Parma nel 1994 e specializzata nello studio e nella divulgazione della storia del più celebre ordine cavalleresco del medioevo, capace di più ogni altro di segnare l’immaginario dell’Età di mezzo.
Fondato nel 1118 con il nome di “Poveri compagni d’armi di Cristo e del tempio di Salomone”, con il sostegno e la direzione spirituale dai san Bernardo da Clairvaux, quello dei cavalieri Templari fu il primo ordine di monaci guerrieri, ed era nato con il compito di difendere la Terra Santa durante le crociate. L’ordine in meno di due secoli accumulò uno straordinario potere e incredibili ricchezze, tanto da suscitare le gelosie di sovrani come Filippo il bello, che ne ottenne lo scioglimento nel 1312, avvenuto con tre bolle papali che decretano anche la spartizione dei beni e la sorte dei cavalieri in vita.
“I templari avevano due vesti, che riflettevano la loro duplice anima” spiega Sara Casti, socia e tra i responsabili della didattica di Mansio Templi Parmensis. “Quella che è in mostra a Gubbio è una veste da casa, ovvero il saio da monaco. Poi, ovviamente, in battaglia vestivano delle armature”.
Quella portata nelle crociate dai Templari, spiega Casti, fu una vera e propria rivoluzione: “Prima non esistevano ordini che univano la figura religiosa a quella del combattente, mentre in seguito saranno in molti a ispirarsi alla loro regola”. A cominciare dai Cavalieri di Malta, che erano nati qualche decennio prima come congregazione impegnata esclusivamente nell’assistenza agli ammalati, e che in seguito allo scioglimento dei Templari ne raccoglieranno l’eredità – sia per il ruolo sia quanto a ricchezze e potere.
Nati come Ospitalieri nel 1070, assumeranno infatti il nome di Cavalieri di Malta quando diventeranno addirittura i sovrani dell’isola del Mediterraneo e ancora oggi sono un soggetto di diritto internazionale riconosciuto da 80 stati nel mondo. “L’allestimento – spiega Sara – è stato realizzato a metà della mostra, proprio per sottolineare la duplice valenza dei Templari: civile e militare”.
Ricostruire gli abiti e i vessilli non è stato facile: “Di immagini dei Templari ce ne sono pochissime: sono state quasi tutte distrutte a seguito del processo iniziato nel 1307 e che ha portato alla bolla di sospensione dell’ordine e alla scomunica di alcuni degli ultimi cavalieri – tra cui il gran maestro Jacques de Molay – bruciati sul rogo nel 1314”.
Ed è proprio degli ultimi anni della storia dell’ordine che si occupa l’associazione di Parma: “Ricostruiamo gli abiti, gli armamenti, gli arredi. Raccontiamo la storia dei Templari nella sua complessità, ma anche la loro vita quotidiana”.
Mansio Templi, presente sin dalla prima edizione al Festival del Medioevo, organizza allestimenti, lezioni e rievocazioni storiche in tutta Italia, impegnandosi in un’opera di divulgazione che punta a sfatare le innumerevoli leggende.
“La storia dei Templari è molto più affascinante del mito” spiega ancora Sara. “La drammatica fine dell’ordine che ha dato origine a tante storie – continua – è in realtà legata a diversi fattori, soprattutto di natura politica. Il Papa, che si trovava praticamente ostaggio del Re di Francia, scioglie l’ordine per sottomettersi alla sua volontà”. D’altra parte Filippo il bello, in lotta da anni con il papato, era ansioso di liberarsi della milizia armata più efficiente e fedele su cui il pontefice potesse contare. “Ma va detto anche che le crociate erano ormai perse e con esse i Templari avevano perduto il loro ruolo specifico, oltre che la sede (a Gerusalemme, nel luogo dove si trovava il Tempio di Salomone), anche perché – a differenza dei Cavalieri di Malta – non avevano ospedali. Dopo lo scioglimento la maggior parte dei templari confluiscono in altri ordini, a cominciare proprio dai Cavalieri di Malta”.
Ma da dove hanno origine le tante leggende sorte intorno ai Templari e al loro tesoro?
“Dalla massoneria; che, nel Seicento, si rifà ad un immaginario mitico-religioso riprendendo molti elementi della tradizione templare. Quando poi nell’Ottocento gli storici creano il mito del medioevo come epoca oscura e misteriosa, i Templari ne rappresentano già i migliori testimonial”.
Oggi esistono diversi ordini che hanno ripreso il nome di Templari, alcuni cattolici, altri di stampo massonico: “Hanno iniziato a fiore nel XVII secolo – conclude Sara – ma nessuno di loro ha un legame diretto con quello originario”. Che continua a vivere solo nella storia e, ovviamente, nella leggenda.
Arnaldo Casali