La grande bugia della terra piatta

da

terra-sferica-con-le-quattro-stagioni-nel-libro-del-xii-secolo-liber-divinorum-operum-di-ildegarda-di-bingen

Terra sferica con le quattro stagioni (Ildegarda di Bingen, Liber Divinorum Operum, sec. XII)

Se la Terra è piatta non prendetevela con il Medioevo. Perché nel Medioevo la Terra è sempre stata sferica, e nessuno studioso serio si sarebbe sognato di mettere in dubbio una teoria scientifica ampiamente consolidata.

È solo nell’epoca in cui la tecnologia ha permesso di fotografare buchi neri su altre galassie e di osservare il pianeta in diretta sul palmo della propria mano, che i sostenitori della Terra piatta hanno guadagnato la ribalta delle cronache esponendo le loro teorie di fronte agli studiosi più illustri e organizzando addirittura congressi internazionali.

La bufala del terrapiattismo medievale nasce – tanto per cambiare – nell’Ottocento, all’interno del contesto culturale che ha trasformato la culla della civiltà moderna nell’epoca buia per antonomasia.

Il Romanticismo sul fronte letterario, l’Illuminismo e il Positivismo su quello politico, hanno lavorato per completare il quadro rinascimentale che dipinge l’Età di Mezzo come l’autunno della cultura e della scienza, caratterizzato da un oscurantismo religioso che avrebbe portato indietro il progresso della civiltà classica e ritardato quello dell’Età moderna. Ecco così servito l’ennesimo luogo comune, e cioè che finché Cristoforo Colombo non arrivò dall’altra parte del mondo, la gente credeva che un’altra parte del mondo, semplicemente, non esistesse.

Eppure duemila anni prima di averne le prove e 2500 anni prima di poterla osservare direttamente, gli scienziati avevano già capito che la Terra è una grande palla e per secoli nessuno si è permesso di metterlo seriamente in discussione.

carlo-magno-con-il-globo-crucifero-e-altre-insegne-imperiali-in-un-dipinto-di-albrecht-durer

Carlo Magno con il globus cruciger e altre insegne imperiali in un dipinto di Albrecht Dürer

D’altra parte basterebbe osservare uno dei simboli più diffusi del Medioevo per rendersi conto della bufala: il globo crucigero, ovvero quella palla dorata che affianca lo scettro tra le mani dei sovrani medievali e che rappresenta il potere cristiano sul mondo.

La stessa Divina Commedia di Dante Alighieri testimonia l’idea che gli uomini del Medioevo avevano del mondo: e cioè una sfera al centro dell’universo, con la terra su un emisfero e l’oceano nell’altro, dove si erge solo la montagna del Purgatorio, mentre l’Inferno è all’interno del globo e il Paradiso nel più alto dei nove cieli che lo sovrastano.
Quanto a Galileo, come è noto era stato condannato per aver sostenuto che la terra gira intorno al sole e non è – quindi – al centro dell’universo; certo non per averne affermato la sfericità.
La verità è che all’idea che la Terra sia un disco piatto, prima dei complottisti contemporanei, ci hanno creduto giusto i popoli della Mesopotamia, tremila anni prima della nascita di Cristo. Senza, peraltro, riuscire a capire su cosa si regga: galleggia nell’oceano o è sorretta da colonne? E, in quest’ultimo caso, a cosa si appoggiano le colonne?

Già Anassimandro, filosofo di Mileto, seicento anni prima di Cristo, aveva elaborato l’ipotesi di una terra cilindrica e sospesa nello spazio, mentre la Bibbia non è molto chiara sotto il profilo astronomico. Se i cinesi ritenevano che la Terra fosse un quadrato sovrastato da una cupola e gli indiani antichi immaginavano quattro continenti circondati dal mare al cui centro si erge una grande montagna capace di oscurare il sole, la luna e le stelle che gli girano intorno, già Pitagora – nel VI secolo avanti Cristo – aveva ipotizzato la sfericità del mondo e Platone, duecento anni dopo, la dà ormai come nozione acquisita.

E se ai terrapiattisti di oggi non basta nemmeno vederla da lontano (tutte falsificazioni della Nasa, dicono), per Aristotele come prove bastano l’osservazione delle stelle (viaggiando verso sud si vedono le costellazioni meridionali salire più in alto rispetto all’orizzonte), il modo in cui una nave scompare allontanandosi dalla riva, la forma di tutti gli altri corpi celesti e l’ombra della Terra sulla luna durante le eclissi (che è sempre circolare, e solo una sfera proietta un’ombra circolare in tutte le direzioni, un disco proietterebbe delle ellissi).

Nel III secolo Eratostene, sovrintendente della biblioteca di Alessandria, riesce addirittura a misurare con ottima approssimazione la circonferenza del pianeta, differendo di circa il 20% dalle misurazioni attuali.

Plinio il vecchio, morto nel 79 a Pompei durante l’eruzione del Vesuvio, nella sua Naturalis Historia sostiene che tutti sono ormai d’accordo sull’idea che la terra sia sferica. Il problema, invece, è rappresentato dagli antipodi, ovvero gli abitanti dell’emisfero meridionale: come potrebbero costoro, ci si chiede, vivere a testa in giù? In molti, dunque, ne escludono l’esistenza: d’altra parte nessuno, per il momento, ha avuto modo di verificare, visto che si ritiene che non sia possibile viaggiare oltre l’equatore.

mappamondo-del-salterio-di-londra-british-library-1265-ca

Mappamondo del Salterio di Londra, British Library (ca. 1265)

Cento anni dopo, Tolomeo imposta tutta l’astronomia medievale disegnando mappe con la terra sferica: la pone al centro dell’universo, quantunque Macrobio – nel IV secolo – consideri già il globo terrestre di dimensioni insignificanti rispetto al resto del cosmo.

Nell’era cristiana, quindi, solo una minoranza isolata continua il dibattito sulla piattezza della terra, mentre gli altri si concentrano sull’esistenza degli antipodi; esistenza, che, peraltro, metterebbe in discussione l’idea di un’umanità discendente da Adamo ed Eva e redenta da un solo Cristo.
“Non v’è dimostrazione scientifica per ammettere quel che alcuni favoleggiano sull’esistenza degli antipodi – scrive sant’Agostino – cioè che uomini calcano le piante dei piedi in senso inverso ai nostri dall’altra parte della terra, dove il Sole sorge quando da noi tramonta. (…) Non riflettono, anche se si ritiene per teoria o si dimostra scientificamente che il pianeta è un globo e ha la forma sferica, sulla non consequenzialità che anche dall’altra parte la terra sia libera dalla massa delle acque e anche se ne è libera, non ne consegue necessariamente, di punto in bianco, che è abitata dagli uomini”.

Settecento anni dopo Tommaso d’Aquino nella Summa Teologiae scrive: “Le scienze si distinguono per il diverso metodo che esse usano. L’astronomo ed il fisico possono entrambi provare la stessa tesi – che la Terra, per esempio, è sferica: l’astronomo lo dimostra con l’ausilio della matematica, il fisico lo prova attraverso la natura della materia”.

tabula-rogeriana-mappa-mundi-di-al-idrisi-1154

La Mappa mundi di Al-Idrisi (Tabula Rogeriana, 1154)

Anche il mondo islamico dà per scontato che la terra sia sferica: nello stesso Corano si legge “egli creò la terra con la forma di un uovo” e gli astronomi musulmani utilizzano la trigonometria sferica per calcolare le distanze.

D’altra parte il più diffuso libro di astronomia del Medioevo è il Tractatus de Sphaera di Giovanni Sacrobosco, scritto nel 1230. E se la spedizione capeggiata da Ferdinando Magellano fornisce la dimostrazione definitiva con la prima circumnavigazione del globo tra il 1519 e il 1522, già nel 1492 – lo stesso anno della scoperta dell’America – il navigatore, astronomo e cartografo tedesco Martin Behaim realizza l’Erdapfel (“Mela terrestre”): il più antico mappamondo conosciuto, che ha una forma sferica anche se non riporta ancora, ovviamente, il nuovo continente.

Il luogo comune secondo cui, prima dell’età delle esplorazioni, la gente credeva che la Terra fosse piatta, è entrato nell’immaginario popolare con la pubblicazione, nel 1828, del libro di Washington Irving La vita ed i viaggi di Cristoforo Colombo. Qui, per sostenere la figura di Colombo come precursore dei tempi, con un cervello e una cultura molto più avanti rispetto ai propri contemporanei, i suoi oppositori vengono dipinti come terrapiattisti.

Mappa orbis terrae schematica del XII secolo. È raffigurato il mondo abitato come descritto da Sant’Isidoro di Siviglia nelle sue Etymologiae (cap. 14, De terra et partibus)

Se l’idea di Colombo di raggiungere le Indie navigando verso occidente era impossibile da realizzare, quindi, era perché Colombo, arrivato ai confini della terra, sarebbe precipitato con le sue caravelle nell’universo.
In realtà le cose stanno esattamente al contrario: gli oppositori di Colombo ritenevano la sua impresa impossibile perché avevano calcolato meglio di lui la distanza tra Europa e Asia e sapevano che sarebbe stato impossibile coprirla con l’equipaggio di cui Colombo poteva disporre: le scorte di cibo si sarebbero esaurite a metà del viaggio, e l’ammiraglio sarebbe morto nel mezzo dell’oceano o costretto a tornare indietro.
Quello che né il navigatore genovese né i suoi oppositori avevano messo in conto era l’esistenza di un altro continente a metà strada, che avrebbe salvato a sorpresa la grande impresa e cambiato la storia di quel mondo che non si era mai rivelato così rotondo.

Non manca chi, pur di sostenere la bufala, è arrivato a falsificare testi medievali: in molte pubblicazioni viene infatti riprodotta una xilografia, eseguita nello stile del XVI secolo, che raffigura un uomo che si affaccia attraverso il firmamento di una Terra piatta per vedere le ruote del carro divino descritto nel primo capitolo del libro di Ezechiele.
In realtà, però, non si trova traccia di questa xilografia prima della pubblicazione dell’opera di Camille Flammarion L’Atmosphère: Météorologie Populaire nel 1888. Flammarion riporta l’aneddoto di un missionario che raccontava di aver raggiunto il punto in cui il cielo e la terra si incontrano: un aneddoto può essere fatto risalire a Voltaire, e del quale non si ha alcuna testimonianza nel Medioevo, tanto che nella sua forma originale la xilografia ha una cornice decorativa che permette di datarla al XIX secolo; dettaglio rimosso nelle pubblicazioni che la datano trecento anni prima.

vox-clamatis_part

Il poeta John Gower si prepara a colpire il mondo, una sfera con settori che rappresentano terra, aria e acqua, (Vox clamatis, ca. 1400)

È vero anche che nell’idea di un Medioevo terrapiattista, gli uomini dell’Ottocento cercavano – in parte – anche solidarietà: è proprio nell’America del XIX secolo infatti, che cominciano a diffondersi – tra comunità religiose particolarmente zelanti, come gli Amish – le nuove teorie terrapiattiste che, dopo aver attraversato tutto il Novecento, sono arrivate fino ad oggi, per crescere – almeno in termini di visibilità – in modo esponenziale negli ultimi anni, suggerendoci che in quella strana specie che è l’umanità, il progresso tecnologico appare inversamente proporzionale alla ricerca della verità.

Arnaldo Casali

Alcune delle numerosissime documentazioni medievali sulla forma della Terra (cliccare sulle immagini per ingrandirle):
[Best_Wordpress_Gallery id=”33″ gal_title=”Terra piatta”]