Alessandro Geraldini, primo vescovo americano

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Un ritratto di Alessandro Geraldini conservato nel municipio di Amelia

Un ritratto di Alessandro Geraldini conservato nel municipio di Amelia

È il 15 marzo 1493 e Cristoforo Colombo è tornato in Spagna portando con sé oro, tabacco, molti pappagalli e dieci indiani, accolto come un eroe dal Re Ferdinando d’Aragona e dalla regina Isabella di Castiglia.

Sono passati sette mesi da quando il navigatore genovese è partito per la sua “missione impossibile”: quella di arrivare in Asia via mare, navigando verso ovest.

Testardamente convinto di poter raggiungere le terre descritte da Marco Polo viaggiando verso occidente, si è dovuto scontrare prima ancora che con i suoi stessi marinai (che due giorni prima di avvistare terra si sono ammutinati, imponendo all’ammiraglio di tornare indietro entro tre giorni), con la diffidenza dei reali di Spagna.

Tra i pochi ad averlo sostenuto con tenacia, sin dall’inizio, c’è stato monsignor Alessandro Geraldini. Appassionato viaggiatore, come Colombo, è italiano.

Nunzio presso le grandi corti d’Europa – dalla Russia all’Inghilterra – predicatore della crociata contro i turchi al congresso di Salamanca e primo vescovo d’America, Alessandro Geraldini è il rampollo di una nobile e antichissima famiglia toscana imparentata nei secoli – tra gli altri – con Monna Lisa Gherardini (passata alla storia come la “Gioconda” di Leonardo) e John Fitzgerald Kennedy, 35° presidente degli Stati Uniti d’America.

Nato ad Amelia nel 1455, figlio di Graziosa Geraldini e del suo secondo marito Pace Bussitani, Alessandro – insieme al fratello Antonio – è subito adottato dallo zio vescovo Angelo Geraldini, che si vuole occupare della educazione culturale e religiosa dei nipoti.

Alessandro si dedica prima alla carriera militare e poi a quella diplomatica. Finché non scopre la vocazione ecclesiastica.

Lo stemma della famiglia Geraldini nel palazzo di famiglia di Amelia

Lo stemma della famiglia Geraldini nel palazzo di famiglia di Amelia

Così, mentre Antonio si trasferisce in Spagna (terra già legata alla famiglia) e diventa ambasciatore plenipotenziario per il re Ferdinando d’Aragona, Alessandro viene inviato prima nell’Inghilterra – ancora cattolica – di Enrico VII, poi a Venezia e infine in Russia, dove organizza la crociata contro i turchi, che nel 1453 hanno conquistato Costantinopoli mettendo fine all’impero romano d’oriente. Infine, approdato anche lui in Spagna, conquista la fiducia della regina Isabella, diventando prima il suo confessore e poi educatore delle quattro figlie e dei nipoti. Proprio alla corte reale di Spagna, il prelato umbro ha modo di conoscere Cristoforo Colombo e diventare uno dei principali sostenitori del suo progetto di viaggio verso le Indie occidentali.

Il contributo di Alessandro, insieme a quello del francescano Juan Perez, si dimostra decisivo per superare la situazione di stallo in cui si trova, ormai da sette anni, il progetto di Colombo.

È infatti grazie all’insistenza di Geraldini se la regina Isabella si convince definitivamente a consentire il viaggio del navigatore genovese.
Subito dopo la partenza di Colombo, Geraldini riprende il suo lavoro di ambasciatore per conto dei reali di Spagna.

L'isola Graciosa dell'arcipelago delle Canarie

L’isola Graciosa dell’arcipelago delle Canarie

Nel 1496, proprio mentre Cristoforo torna dal suo secondo viaggio (durante il quale, in segno di gratitudine, ha intitolato un’isola a Graziosa Geraldini, madre dell’alto prelato), papa Alessandro VI lo nomina vescovo di Volturara e Monte Corvino.

Seguendo un costume diffuso all’epoca (che sarà poi condannato dal Concilio di Trento) Alessandro nella sua diocesi, in realtà, quasi non mette piede, preferendo proseguire la sua attività di storico, diplomatico e umanista. In compenso, nel 1499 scrive la Vita di Sant’Alberto, vescovo di Monte Corvino, basandosi su documenti e testimonianze dirette.
L’anno successivo Colombo, nel corso del tuo terzo viaggio nelle Indie, viene arrestato per ordine dei reali a causa dei disordini scoppiati nell’isola e dovuti alle rivolte dei coloni e ai maltrattamenti agli indigeni.

Intanto,un altro navigatore italiano, il toscano Amerigo Vespucci, incaricato da Ferdinando di esplorare le terre raggiunte da Colombo, ha scoperto il Venezuela (che, osservando le numerose palafitte, ha definito una “Piccola Venezia”) e – per primo – ha capito di non trovarsi in Asia, ma su un nuovo continente.

Mentre Colombo parla ancora di “Indie occidentali” Vespucci conia il termine di “Nuovo mondo”. Sarà proprio lui, nella mappa realizzata nel 1507 dal cartografo tedesco Martin Waldseemuller, a dare il nome al nuovo continente: l’America.

Nello stesso anno Cristoforo Colombo muore a Valladolid, emarginato dalla corte spagnola, con pesanti accuse sulle spalle (come quella di aver rifiutato di battezzare gli indios per mantenerli in schiavitù) e quasi in povertà. Amerigo Vespucci muore invece il 22 febbraio 1512 a Siviglia.

Una ristampa di Itinerarium della casa editrice Nuova Eri

Una ristampa di Itinerarium della casa editrice Nuova Eri

Alessandro Geraldini, che ha quattro anni meno di Colombo ed è solo di un anno più giovane di Vespucci, dal suo osservatorio internazionale ha continuato a seguire con crescente interesse la colonizzazione del Nuovo Mondo, e dopo aver passato la vita a viaggiare per l’Europa decide che è proprio lì che vuole concludere i suoi giorni.

Nel 1515, a 61 anni di età, sottopone a Leone X la sua richiesta di essere inviato in America. Il papa risponde nominandolo vescovo di Santo Domingo. Prima di partire per il suo ultimo, grande viaggio, Geraldini partecipa – proprio in veste di vescovo di Santo Domingo – al quinto Concilio Lateranense. È la prima presenza della chiesa americana ad un concilio della Chiesa universale.

Due anni dopo, nel 1519, Alessandro parte da Siviglia, proprio mentre Ferdinando Magellano sta iniziando quella che sarà la prima circumnavigazione del globo. È animato dallo stesso obiettivo che aveva guidato Colombo: quello di raggiungere le Indie navigando verso ovest.

Dura sei mesi ed è un viaggio ricco di esplorazioni, quello di Alessandro Geraldini verso il Nuovo Mondo: grande studioso di storia antica, Alessandro vuole fermarsi infatti sulle coste africane, alla ricerca dei resti archeologici dell’immenso impero romano.
Approdato ai Caraibi, visita l’isola di Graziosa, dedicata a sua madre, e costeggia Guadalupe, le Isole Vergini, Trinidad, Tobago e Puerto Ricco, prima di sbarcare a Santo Domingo.

A ventisette anni dalla scoperta da parte di Cristoforo Colombo, la situazione dell’isola si è però fatta drammatica: la dominazione spagnola, incentrata sullo sfruttamento illimitato delle risorse e delle ricchezze, e sul regime di schiavitù per le popolazioni native, ha decimato la popolazione indigena.

I taino – che Colombo aveva descritto come “molto semplici e di buona fede, e liberalissimi di tutto quel che posseggono” sono passati dai 400mila del 1492 a 60mila nel 1508.
Anche per questo l’episcopato del vescovo amerino, oltre a dispiegarsi in attività intellettuali (storia, astronomia e poesia) è caratterizzato dalla denuncia, espressa con veemenza, dei gravissimi soprusi e delle numerose stragi perpetuate dagli spagnoli ai danni dei nativi, i cui usi e costumi il vescovo descrive con cura nei suoi numerosi scritti.

La tomba di Alessandro Geraldini nella cattedrale di Santo Domingo

La tomba di Alessandro Geraldini nella cattedrale di Santo Domingo

Geraldini, che succede al francescano Franciesco Garcia de Padilla (che però non aveva mai messo piede in America), si impegna poi nella costruzione della prima cattedrale del Nuovo Mondo, dedicata all’Annunciazione e realizzata in stile gotico-isabelliano.

“L’opera più significativa del Geraldini – scrive Lina Niro – rimane in ogni caso quella di storico dei primi anni delle Indie spagnole.
Il vescovo scrisse un libro, tra il 1521 e il 1522, dal titolo Itinerarium ad regiones subaequinoctiali piaga costitutas, pubblicato a Roma nel 1631 da Gugliemo Facciotti, nel quale raccolse le impressioni del suo viaggio verso il Nuovo Mondo e aggiunse preziose informazioni sulla vita, e le imprese di Colombo.

L’Itinerarium è un diario pieno di entusiasmo e di partecipazione: la testimonianza dello stupore di un raffinato umanista che si incontrava con una civiltà, una storia ed una natura così diverse da quelle a cui era abituato. Un testo fondamentale della storiografia colombiana, perché è la prima e unica testimonianza scritta da chi aveva direttamente partecipato agli eventi che hanno permesso e preceduto la partenza di Cristoforo Colombo”.

Il terzo vescovo di Santo Domingo e primo vescovo residente del Nuovo Mondo si spense nella sua diocesi l’8 marzo 1524.
Venne seppellito nella Cattedrale che lui stesso iniziò a far costruire.

Oggi i suoi resti riposano accanto alla tomba di Cristoforo Colombo.

Arnaldo Casali