Il vasto complesso francescano che ospita alcuni degli eventi del Festival del Medioevo occupa il lato meridionale di piazza Quaranta Martiri. Fu eretto nel 1255 sul luogo del fondaco degli Spadalonga, che avrebbero accolto san Francesco dopo l’abbandono della casa paterna. Gubbio è la città che vide la piena conversione di Francesco. Ancora ragazzo, ci passò l’inverno del 1206, prima ospite in casa dell’amico Federico Spadalonga, dove fu rivestito della tunica di tela grezza che ancora oggi è l’abito che contraddistingue l’Ordine francescano, e poi al lebbrosario, dove si trasferì per servire e prendersi cura dei malati.
La chiesa è una costruzione ogivale, erroneamente attribuita a fra’ Bevignate da Perugia, con facciata ornata da un portale gotico, da una cornice di archetti e da un piccolo rosone proveniente dall chiesa di san Francesco a Foligno. Sul fianco sinistro, percorso da lesene e aperto da alte monofore in parte murate, si apre un portale gemino sormontato da un rosoncino del XIV secolo. Le tre absidi poligonali, originarie, sono rafforzate da paraste agli spigoli e aperte da monofore. Sull’abside destra si innesta il campanile poligonale del Cinquecento.
L’interno è a tre navate, alte e spaziose, con volte a crociera che risalgono alla trasformazione del 1720. Nel XVIII vennero aggiunti gli altari barocchi e tamponate alcune finestre ogivali trilobate. Questi interventi cancellarono gran parte dei dipinti murali delle pareti laterali. I superstiti sono stati restaurati nel 1995. Il tetto era originariamente a travature scoperte, come si vede ancora nel tratto ripristinato verso l’abside. Al primo altare a destra, una Immacolata Concezione di Antonio Gherardi; al secondo, Crocifisso e santi francescani, della scuola di Virgilio Nucci; al terzo una Deposizione, copia del quadro di Daniele da Volterra (a Roma, nella chiesa della Trinità dei Monti) eseguita dallo stesso Nucci, suo discepolo.
La cappella di San Francesco si trova nell’abside destra, sul luogo dell’abitazione degli Spadalonga (la vetrata istoriata racconta l’episodio della donazione della tunica). La tradizione sarebbe avvalorata dal fatto che sul muro a destra ci sono le trace dell’antica casa, incorporata nella chiesa. Quest’abside, divisa in due da una volta, presenta affreschi del XIII secolo e del principio del successivo: nella parte superiore, San Francesco ignudo che dopo la rinuncia delle vesti viene ricoperto con il manto del vescovo e San Francesco che sorregge il Laterano cadente, attribuiti al Maestro Espressionista di santa Chiara*. Nella parte inferiore, al centro il Redentore e ai quattro lati, incorniciati, gli Evangelisti. Alle pareti, santi. La piccola monofora con vetri istoriati, opera di Aldo Ajò, raffigura la Vestizione di san Francesco. L’abside centrale, in alto, conserva affreschi duecenteschi coevi all’architettura. Al centro, Gesù in trono a destra, e a sinistra San Pietro e San Paolo e poi San Francesco e Sant’Antonio. L’abside sinistra, dedicata alla Madonna, è decorata con splendide Scene della vita di Maria, affrescate in 17 riquadri da Ottaviano Nelli e databili tra il 1408 e il 1413 circa. La navata sinistra porta al terzo altare Sant’Antonio da Padova, di Anna Allegrini (1673), al secondo San Carlo Borromeo di Benedetto Bandiera e al primo una Vergine in trono e santi dell’Imperiali.
La sagrestia e l’ex convento Dalla sagrestia, ambiente trecentesco ricavato nella supposta casa degli Spadalonga, si passa nel chiostro, con Crocifisso e santi, affreschi del XIV secolo e mosaici romani policromi del I sec. d.C. provenienti dalla città.
Un portale, fiancheggiato da elegantissime bifore, dà accesso alla Sala Capitolare, dove è conservato un affresco, probabilmente trecentesco, staccato dal chiostro, che dovrebbe raffigurare il Trasporto della Santa Casa di Loreto. Sarebbe la più antica rappresentazione di questo soggetto.
A destra si apre l’antico Refettorio, con un pulpito ricavato nello spessore del muro e una interessante sinopia quattrocentesca, il cui affresco doveva raffigurare l’Albero della vita.
Il complesso monumentale conserva la Raccolta d’arte di San Francesco, che comprende reperti archeologici, oreficerie (sec. XIV-XVIII), oggetti e arredi sacri (sec. XVI), dipinti. Rimarchevole, il sigillo dell’antica custodia di Gubbio (1350). Per la visita, telefonare al numero 075 592 73 460.
*Il Maestro Espressionista di santa Chiara, attivo tra Gubbio e Assisi nel primo Trecento, è per alcuni identificabile nel padre di Guiduccio Palmerucci, Palmerino di Guido, citato in un documento notarile assieme a Giotto. Per altri invece, è da identificare con Angeletto da Gubbio.
Fonti: Touring Club Italiano, Umbria Touring