Un diavolo di papa

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Ottone I incontra Giovanni XII, Laboratorio di Diebold Lauber, 1450

Ottone I incontra Giovanni XII, Laboratorio di Diebold Lauber, 1450

Morire a 27 anni dopo una vita di eccessi: se sei una rockstar entri di diritto nel club di Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain e Amy Winehouse. Ma se sei il papa la cosa è un tantino più disdicevole. Tanto più se sei morto ammazzato da un oste a cui hai castigato la moglie.

Ma che ci vuoi fare, son ragazzi e Ottaviano dei conti di Tuscolo, quando diventa papa, ha appena diciotto anni e come tutti gli enfant prodige è un po’ destabilizzato dal prematuro successo e dal potere, che finisce a dover gestire in un ambientino tutt’altro che raccomandabile.

D’altra parte, se come nonnina il destino ti ha regalato la famigerata Marozia, regina della pornocrazia vaticana, il minimo che ti puoi aspettare è una vita all’insegna di sesso, vino, caccia, gioco e guerra.

Come il suo più illustre predecessore Gregorio Magno anche Ottaviano viene da una famiglia romana ricca e potente e prima della carriera ecclesiastica ha intrapreso quella politica. Con una piccolissima differenza: se Gregorio aveva speso tutte le sue ricchezze e il suo potere per aiutare i poveri e sostenere la pace nella sua città e l’Italia intera, Ottaviano alla preghiera e ai poveri preferisce le donne e la guerra.

Fare il papa, comunque, gli piace: gli piace così tanto che si sceglie pure un nome d’arte: Giovanni XII. E dopo di lui quasi tutti i suoi successori lo imiteranno.

È proprio Ottaviano, infatti, a introdurre l’uso dei pontefici di cambiarsi nome: fino ad allora tutti i vescovi di Roma avevano mantenuto il nome di battesimo, compresi gli undici papi che prima di lui si erano chiamati Giovanni. Con l’unica eccezione di Giovanni II, papa dal 533 al 534, che in realtà si chiamava Mercurio. Nel suo caso però, la scelta fu dettata da motivi squisitamente religiosi: non riteneva opportuno, dopo la conversione, continuare a portare un nome tanto pagano come quello del messaggero degli dei.

Dopo Giovanni XII, invece, tutti i papi cambieranno nome al momento dell’elezione. Il suo peraltro, sarà quello più utilizzato dai romani pontefici e conterà – tra gli altri – un antipapa in seguito disconosciuto (Giovanni XVI), un discendente dello stesso Ottaviano (Giovanni XIX) e ben due Giovanni XXIII: il primo (che peraltro condividerà con Ottaviano la passione per le donne e per la guerra) sarà terzo incomodo tra due papi – quello romano e quello avignonese – e in realtà non godrà mai, visto che la sua elezione non risolverà lo Scisma d’occidente e appena cinque anni dopo la salita al soglio verrà deposto. Pur essendo riconosciuto da Martino V come suo predecessore, però, diventerà ufficialmente “antipapa” quando Angelo Giuseppe Roncalli, nel 1958, sceglierà il suo stesso nome rinnegandolo così definitivamente.

Un altro primato di Giovanni XII è quello di essere stato papa per ben due volte; primato condiviso, peraltro, con il suo successore (e predecessore) Leone VIII.

“Il papa è ancora un ragazzo – dice di lui l’imperatore Ottone – e si modererà solo con l’esempio di uomini nobili”. Esempio che, evidentemente, stenterà a trovare per tutta la vita.

Papa Giovanni XII, disegno tratto da Bartolomeo Sacchi detto il Platina, Vite De' Pontefici, a cura di Onofrio Panvinio, per i tipografi Turrini, e Brigonci, Venezia 1663

Papa Giovanni XII, disegno tratto da Bartolomeo Sacchi detto il Platina, Vite De’ Pontefici, a cura di Onofrio Panvinio, per i tipografi Turrini, e Brigonci, Venezia 1663

Nato a Roma nel 937, suo padre è Alberico, principe di Roma e figlio di Marozia. È stato proprio lui a mettere fine al ventennio che aveva visto Marozia padrona assoluta di Roma e della Chiesa, cacciando dalla capitale il suo terzo marito – il re d’Italia Ugo di Provenza – e privando suo fratello papa Giovanni XI di ogni forma di potere temporale.
Alberico ha sposato la sorellastra Alda, figlia di primo letto di Ugo di Provenza, che ha messo al mondo Ottaviano, cresciuto nel palazzo di famiglia in via Lata circondato dall’aristocrazia romana.

Il padre aveva immaginato per il figlio un futuro da suo successore come signore di Roma ma visto che l’unico potere che si contrappone a quello del principe è quello del papa, Alberico ha pensato bene che la cosa migliore sia che suo figlio diventi entrambi.

“Alberico si rendeva conto che la separazione del potere temporale da quello spirituale non sarebbe durata a lungo – spiega Claudio Rendina in “I papi – storia e segreti” – temeva l’intervento di Ottone I che già aveva messo in mostra le sue aspirazioni imperiali. Riponeva ogni estrema speranza nel figlio, affinché almeno il dominio su Roma restasse legato alla sua famiglia”.

Fa quindi giurare alla nobiltà e al clero di Roma che dopo la morte di Agapito II eleggeranno papa suo figlio.

Nell’agosto 954 Alberico muore e Ottaviano gli succede come principe di Roma, mentre l’anno dopo – quando scompare Agapito – il giovane, come promesso, diventa papa all’età di diciotto anni e senza aver avuto alcuna formazione religiosa.

Ordinato il 16 dicembre 955, Ottaviano – pur diventato Giovanni – non cambia le sue abitudini mondane mentre si lancia in campagne militari che puntano a recuperare i terreni dello Stato della Chiesa persi dopo lo smembramento dell’impero carolingio.

Intanto il re Berengario governa l’Italia su nomina imperiale e dopo essersi dovuto umiliare per ottenerla si sta prendendo una dura rivincita su quei feudatari che non lo avevano appoggiato nei confronti dell’imperatore.

Se il padre aveva portato avanti una politica saggia ed equilibrata, Giovanni nel 957 attacca Sigulfo di Benevento e Pandolfo di Capua, ma viene sconfitto sonoramente ed è costretto a trattare una resa umiliante. Si volge dunque alla Romagna bizantina e attacca Berengario cercando di allearsi con Ottone di Sassonia re di Germania, che promette di proseguire l’opera di Carlo Magno e dei suoi successori ergendosi a difensore della Sede Apostolica.

Morte di Papa Giovanni XII, Franco Mistrali (1861)

Morte di Papa Giovanni XII, Franco Mistrali (1861)

Il 2 febbraio 962 Giovanni incorona imperatore Ottone, che il giorno dopo si impegna a restituire al pontefice i territori che Pipino il Breve e Carlo Magno gli avevano donato ma poi i Re d’Italia avevano sottratto. Giovanni XII, da parte sua, impegna Roma alla fedeltà all’impero. Al tempo stesso, però, viene concordato che l’elezione del papa – pur essendo effettuata da clero e popolo romano – deve essere approvata dall’imperatore. Questo potere di veto verrà rivendicato dall’imperatore fino al 1903 e solo Pio X lo abolirà ufficialmente.

Giovanni però, non fa attendere troppo il tradimento: preoccupato dell’egemonia di Ottone in Italia nel 963 tratta con Adalberto, il figlio di Berengario, che sta organizzando una resistenza a nord di Verona e prende contatti addirittura con i musulmani e con i potentati dell’Italia meridionale – in pratica con tutti i vecchi nemici – per contrastare l’avanzata imperiale. Ottone reagisce invadendo l’Italia e i territori pontifici e il 2 ottobre entra a Roma, ma Giovanni è già fuggito chiudendosi prima nel castello di Tivoli, poi riparando in Corsica.

A Roma l’imperatore convoca un Concilio nel corso del quale Giovanni XII viene condannato in contumacia per alto tradimento e deposto.

“Allora, alzandosi il cardinale presbitero Pietro, testimoniò di averlo visto celebrare messa senza essersi comunicato. Giovanni, vescovo di Narni, e il cardinale diacono Giovanni, giurarono di averlo visto ordinare un diacono nelle scuderie, non in momenti consoni – racconta Liutprando, vescovo di Cremona e collaboratore di Ottone, in De rebus gestis Ottonis magni Imperatoris – Il cardinale diacono Benedetto, con altri diaconi e presbiteri, dissero di sapere che consacrò vescovi dietro pagamento, e che ordinò un bambino di dieci anni come vescovo di Todi. Dissero che non fosse necessario venire a conoscenza del sacrilegio, poiché più vedendo che ascoltando potremmo sapere. Dissero dell’adulterio che non vedevano con gli occhi, ma che sapevano con esatta certezza, cioè che ci fosse stato l’abuso della vedova di Raniero, della concubina del padre Stefania e della vedova Anna con sua nipote, e che avesse ridotto il sacro palazzo del Laterano alla stregua di un lupanare e di un postribolo. Dissero che si fosse dedicato pubblicamente alla caccia; che avesse accecato il suo padre spirituale Benedetto, che presto fosse morto; che avesse ucciso il cardinale subdiacono Giovanni, dopo averlo castrato; testimoniarono che avesse suscitato incendi, che avesse cinto la spada e che avesse indossato l’elmo e la corazza. Tanto i chierici quanto i laici tutti proclamarono che avesse brindato al Diavolo. Dissero che al gioco dei dadi avesse invocato l’aiuto di Giove, Venere e di altri demoni. Testimoniarono che non avesse celebrato i mattutini e le ore canoniche, né di essersi fatto il segno della croce”.

“Abbiamo sentito dire che voi volete fare un altro papa – scrive Giovanni in una minacciosa lettera – se fate ciò, vi scomunico in nome di Dio Onnipotente, affinché non abbiate alcun permesso di ordinare e di celebrare l’eucarestia”.

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L’interno della basilica di San Giovanni in Laterano, dove è tumulato Giovanni XII

Il messaggio viene del tutto ignorato dai padri conciliari. Così, dopo averlo invitato a fare atto di sottomissione, Ottone e i prelati lo dichiarano decaduto dal pontificato. Lo stesso imperatore impone come successore il laico Leone VIII, suo segretario e capo della cancelleria del Laterano, che papa Giovanni aveva inviato in precedenza da Ottone proprio per fermare l’invasione italiana.

Uomo onesto e mite, Leone è percepito però come uomo dell’imperatore e quindi inviso al popolo romano, che – istigato da Giovanni – gli si rivolta contro appena Ottone lascia la città. Leone è costretto alla fuga. Nel febbraio 964 Giovanni rientra trionfalmente a Roma e convoca un nuovo concilio che dichiara nullo il processo che lo aveva condannato, depone Leone e elegge Ottaviano di nuovo papa.

Ai sostenitori di Leone vengono tagliati la mano destra o il naso, la lingua e le dita. Non solo: i vescovi che hanno ordinato il papa-nemico vengono spogliati degli ordini sacri e condannati.

Appena tre mesi dopo però, il 14 maggio 964, Giovanni viene sorpreso dall’oste della taverna in cui alloggia a letto con sua moglie Stefanetta. Così, il marito tradito, in un impeto d’ira, scaraventa il papa fuori dalla finestra.

Chiamati ad eleggere un nuovo pontefice, i romani scelgono allora il cardinale Benedetto: uno degli accusatori di Giovanni al concilio, che però resta in carica però solo un mese. Infatti, subito dopo, Ottone rientra a Roma e impone nuovamente come papa Leone VIII. Benedetto sceglie di dimettersi volontariamente e si prostra a Leone che gli spezza il pastorale e gli toglie l’ordine, non solo dell’episcopato ma anche del presbiteriato, lasciandolo soltanto diacono. Benedetto ripartirà con lo stesso Ottone e si stabilirà in Germania, dove morirà nel 966 in fama di santità.

Giovanni invece rimane in coma per otto giorni, poi muore e viene sepolto a San Giovanni in Laterano. Lascerà un ricordo tutt’altro che onorevole.

Il Liber Pontificalis lo liquida così: “Giovanni fu, in breve, scelleratissimo, poiché fu il peggiore, e trascorse tutta la sua vita nell’adulterio e nella vanità”.

Arnaldo Casali

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