Discorsi intorno al coito

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Impotenza e satirismo: illuminante è l’esposizione che ne fa nella sua Practica brevis Giovanni Plateario, magister fiorito nella prima metà del XII secolo.

L’impotenza, scrive il medico salernitano, che la definisce aproximeron, è una condizione morbosa per la quale non si riesce a portare a termine il coito ed è legata a due cause principali: una mortificante freddezza o un eccessivo calore, che attenuano o sopprimono la vis coeundi.

Se è in causa la freddezza, l’intera regione genitale si presenta fredda e areattiva e il malato non riesce ad avere l’erezione perché tutto ciò che è freddo nuoce. Le cause per Plateario vanno ricercate in una dieta fredda, nella brutta stagione e nella coesistenza di altre situazioni morbose come l’artritismo e la depressione.

Se la ragione consiste in un eccesso di calore, il soggetto avverte un abnorme calore sulla regione genitale. La causa dell’impotenza è da ricercarsi in una dieta calda, in una precedente febbre, un soverchio lavoro, nel calore stagionale o in un temperamento bilioso.

La satiriasi o satirismo è definita tout court una smodata erezione del membro virile, legata ad abbondante fumosità che invade i canalicoli penieni e spesso senza diletto. I rimedi ricalcano all’incirca le preparazioni medicamentose citate nel De coitu, ritrovando una qualche conferma empirica, ma nella maggioranza dei casi rimangono frutto di inveterate e superstiziose credenze.

Per l’impotenza, vengono consigliate tra l’altro la ruchetta (Eruca sativa), la pastinaca (Pastinaca sativa), la noce di cocco (Cocos nucifera), lodate peraltro come afrodisiache dal Tractatus de herbis.

Suggeriti ancora il cardamomo, il pepe lungo, la noce moscata, il satyrion: un elettuario a base di orchis mascula, nonché parti di vari animali (testicoli di volpe e cervelli di passeri), antesignani di una più moderna opoterapia.

Per quanto riguarda il satirismo, si insiste sull’uso di diaforetici e refrigeranti, nonché su preparazioni varie a base di ruta, psillio, agnocasto e canfora, che notoriamente raffreddano gli impulsi sessuali.

Il Regimen Sanitatis Salernitanum, l’opera più citata ed edita della trattatistica medica, per ciò che riguarda la sessualità, non appare discostarsi molto dai convincimenti esposti nel trattatello costantiniano.

Come ampiamente noto, il testo è una raccolta di precetti salutari sotto forma di poema, parte in esametri, parte in cosiddetti versi leonini. Precetti, composti e trasmessi oralmente tra l’XI e il XIII secolo, adunati e commentati una prima volta dal medico e alchimista catalano Arnaldo di Villanova, morto nel 1311, e successivamente arricchiti da nuovi e disparati contributi.

Sono massime che spaziano dalla prevenzione all’igiene, fino a vari argomenti di medicina.

Una parte cospicua delle sentenze è dedicata all’alimentazione, di cui si sottolineano virtù e difetti, e a suggerimenti sulla condotta da tenere per vivere bene e allungare gli anni. Sono affermazioni che coincidono con l’exploit della cosiddetta medicina igienico popolare, sorta per contrastare alcune correnti eudemonistico-estetiche e spinte edonistiche, dilagate tra XIII e XIV secolo in un contesto sociale profondamente cambiato (fine del feudalesimo, sviluppo della borghesia, diffusione dei mercati e dei commerci).

La copertina della prima edizione (Venezia, 1480) del Regimen Sanitatis Salernitarum, un trattato didattico in versi latini redatto nell’ambito della Scuola Medica Salernitana nel XII-XIII secolo. È comunemente conosciuto anche come Flos Medicinae Salerni (Il fiore della medicina di Salerno) o Lilium Medicinae (Il giglio della medicina).

Si assiste infatti proprio in età prerinascimentale a una proliferazione di Regimina tale da rappresentare in questi anni, epoca di fermenti e intemperanze, un peculiare genere di letteratura.

Ricordiamo tra questi il De conservanda sanitate del medico Giovanni da Toledo, Le régime du corps del francescano Aldobrandino da Siena, lo Speculum sanitatis ad regem Aragonum di Arnaldo di Villanova, il Regimen sanitatis ad dominum Antonium di Maino de’ Mainieri, il De conservanda vita humana di Bernard de Gordon, il De conservanda sanitate di Pietro Ispano (papa Giovanni XXI), il Regimen peregrinantium di Adamo da Cremona e molte altre opere.

Ma tra i tanti libri il più famoso e diffuso resta il Regimen salernitanum, rivalutato e apprezzato proprio in epoca umanistica e rinascimentale. In questo libro, attribuito ai maestri salernitani, si sotiene che il coito giovi in primavera, sia salutare d’inverno e contribuisca al vivere sano, se praticato in autunno.

Sono dichiarazioni che compaiono in precetti diversi e tematicamente distanti tra loro, che sostanzialmente concordano nel suggerirne un esercizio ragionevole e sconsigliano le pratiche sessuali nei mesi estivi, specialmente in agosto per l’evidente nocività del caldo eccessivo, che estenua le forze e compromette la salute. Una raccomandazione peraltro che richiama il noto adagio popolare: “Agosto, moglie mia non ti conosco”, di probabile origine medievale.

Alcune massime consigliano l’attività sessuale nei mesi di novembre, dicembre e gennaio ma nel talamo nuziale, evidentemente per il maggior godimento che si può provare nei mesi freddi al caldo di un letto e in un ambiente sereno e rassicurante.

Abusare del sesso è invece ritenuto dannoso: la libidine esagerata snerva e debilita il corpo, dapprima indebolendone l’energia e poi annullandone il godimento e accorciando gli anni; se invece il coito è usato con moderazione, senza indulgimenti e frenetiche esagerazioni, può migliorare il benessere fisico. Decisamente proscritti sono gli amplessi sessuali durante le mestruazioni. Così come anche dopo eccessivi rapporti carnali è bene non applicarsi in lavori intellettuali, perché gli occhi si affaticano e la mente è confusa.

Sempre secondo la precettistica salernitana, il desiderio nella donna è meno intenso, ma persistente. Mentre nell’uomo è violento, quasi una tempesta, ed è legato all’ardore “presente nel midollo”. Il mese di marzo eccita il desiderio nell’uomo, mentre a maggio massima è la libido nella donna.

Giuseppe Lauriello

La sessualità nel Medioevo – Il “Liber de coitu” di Costantino Africano, di Giuseppe Lauriello, edizioni Penne&Papiri

Giuseppe Lauriello, primario medico emerito di pneumologia e storico della medicina, si è occupato in particolare della Scuola medica salernitana, promuovendone la conoscenza attraverso conferenze e relazioni.

Si è aggiudicato il Premio internazionale “Scuola medica salernitana per la Storia della Medicina”.

Membro della Società italiana di Storia della medicina e dell’Accademia di Storia dell’arte sanitaria, ha pubblicato diversi libri:

I testi anatomici della Scuola di Salerno; La patologia respiratoria nel dottrinario della Scuola medica salernitana (1984); Istruzioni per il medico: deontologia e metodologia medica da un manoscritto del XII secolo (1997); Discorsi sulla Scuola medica salernitana (2005); Post mundi fabricam, manuale di chirurgia di Ruggiero salernitano (2011); La Scuola di Salerno e la sua chirurgia (2017); La Practica brevis di Giovanni Plateario (Edizioni Penne e Papiri, 2018).

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